Capodanno e affini

Dopo aver dato quello che i miei amici hanno definito "il meglio di me", sono riuscita a riacquistare l'uso volontario del mio stomaco, del mio equilibrio, e perché no, anche della funzione motoria primaria per rollarsi una sigaretta.


Insomma, doveva partire come una serata tranquilla, anzi, io stessa ero stata incaricata di dover sorvegliare i probabili ubriachi.

E invece, ironica della sorte, aiutata da una buona dose di "Kanpai" e di un'ottima bottiglia di vodka al limone (di cui non svelerò la marca, sia mai che dovessi essere accusata di pubblicità occulta) sono uscita, per dirla breve, fuori come un balconcino.

O, nel caso proprio che sto raccontando, ero affettuosa. Il che non è sempre un fatto di per sé positivo.

Vagando di stanza in stanza, assillata come Ulisse dal problema di tornare a casa, io giravo senza meta abbracciando chiunque e dimostrandogli il mio affetto con parole che assolutamente senza senso.

Evitando di ricordare come la padrona di casa si sia divertita alle mie spalle (tutt'ora afferma di voler rivedermi in quelle condizioni e preme affinché spenda 7 euro per la vodka e mi subisca altre 7 ore di travaglio post sbronza) e di come mi abbiamo inondato di spumante al conto alla mezzanotte, posso affermare con assoluta tranquillità che è stato un capodanno veramente speciale.

E con questo, passo e chiudo.

_Shyler_

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